martedì 17 febbraio 2009

Tessile, piove sul bagnato : il caso Ittierre

Il caso Ittierre-Ferré sta mettendo a rischio decine di aziende. E l’allarme diventa paura
Prato, un colpo da ko
Carlo Bartoli
Se saltano le grandi griffe, affonda tutto il distretto. Il dissesto finanziario del gruppo smuove anche il governo: ma comunque gli effetti saranno pesanti PRATO. Nel giro di tre giorni, il ministro Claudio Scajola ha nominato i tre commissari incaricati di salvare Ittierre, la società che produce direttamente o su licenza grandi griffe come Ferré, Malo, Exté, Costume National, Just Cavalli.
A Ittierre, che ha sede in Abruzzo, guardano con apprensione non soltanto i piccoli azionisti di It Holding e i sottoscrittori di 108 milioni di bond, ma soprattutto l’intero distretto pratese.
Effetto domino. Dietro il disastro finanziario di It Holding, che dopo aver fatto scorpacciata di griffe affermate e di marchi innovativi e in ascesa si è trovata a non avere i polmoni finanziari per far girare la società, c’è il dramma, diretto, di una sessantina di fornitori pratesi e quello, indiretto, di centinaia di contoterzisti. Difficile stimare quale sia la reale entità del danno per le aziende pratesi che con l’ammissione di Ittierre alla procedura di amministrazione controllata si sono viste congelare gli ingenti crediti vantati e che soprattutto rischiano di perdere commesse importanti, sia sotto il profilo economico che dal punto di vista del prestigio. Qualcuno, certamente, rischia il black out finanziario anche se Riccardo Marini, presidente degli industriali pratesi, guarda con maggiore preoccupazione al futuro: «A protezione dei crediti non saldati - spiega - ci sono anche le polizze assicurative e le difficoltà in cui versava Ittierre erano note da tempo, ma a mancare saranno commesse significative. I veri effetti si vedranno tra qualche mese e non saranno circoscritti tra le sessanta e più aziende fornitrici».
In un distretto (vedi altro servizio) che in questi anni è stato falcidiato dalla concorrenza spietata dei Paesi emergenti e ora alle prese con la crisi mondiale, aggiunge Marini «questa è un’ulteriore batosta che proprio non ci voleva».
L’intera filiera trema e soprattutto si pensa a cosa potrebbe accadere nel campo delle grandi griffe. «Se non ci sarà un intervento efficace - commenta Manuele Marigolli, segretario della Camera del lavoro di Prato - si rischia di perdere un pezzo importante del made in Italy. Le griffe fanno quasi tutte capo al nostro distretto, perché solo da noi c’è la possibilità di gestire piccoli lotti come servono ai grandi stilisti. La nostra flessibilità ci permette di seguire la volubilità della grande moda». Ma adesso, se si dovessero aprire altre situazioni di difficoltà tra le grandi griffe, per Prato sarebbe un ko.
«Governo svegliati». I tre commissari nominati da Scajola hanno il compito di cedere gli asset più appetibili, a cominciare da Ferré, ma non sarà facile e neppure veloce rimettere in moto un gruppo che ha quasi 300 milioni di debiti e che viene valutato poco meno di 45. Data per scontata la fase di congelamento dei crediti e il temporaneo blocco di alcune linee, se i commissari non riusciranno a rimettere rapidamente Ittierre sulle rotaie, a Prato la botta sarà davvero dura, soprattutto in una fase di crisi che porta anche i migliori a contrarre i volumi di produzione. Per superare il momento più duro della crisi occorre che il governo si muova per mettere in campo degli interventi straordinari di sostegno al tessile e da tempo Prato ha presentato a Berlusconi alcune richieste, rimaste finora senza un cenno di risposta.
Si chiede che venga rifinanziata la cassa integrazione straordinaria in deroga per artigiani e piccole imprese, che venga prorogata di un anno l’indennità di mobilità per i lavoratori già iscritti e prolungata per chi perde il posto nei prossimi due anni, che vengano estesi alle aziende artigiane di tipo familiare gli indennizzi per i negozi in crisi. Prato si è mossa per tempo e le sue richieste sono condivise non solo dalle altre città tessili, ma anche dalle grandi imprese del settore, tanto che adesso anche il presidente della Camera della moda Giuseppe Modenese chiede apertamente un intervento del governo a salvaguardia del settore. Purtroppo, dai primi di dicembre il governo non ha trovato il tempo neppure per organizzare un incontro con Prato, che rimane il distretto tessile più importante d’Italia.
Emergenza. «Il governo - chiarisce Marigolli - sta pensando alla riforma degli ammortizzatori sociali, ma forse non si è capito che non c’è tempo da perdere. Per salvare il salvabile bisogna utilizzare gli strumenti che già ci sono, senza aspettare una riforma, altrimenti è a rischio l’integrità della filiera». Il caso Ittierre fa tornare alla ribalta la necessità di introdurre anche dei correttivi che non hanno un costo per la finanza pubblica. «La riforma della normativa sui fallimenti e sulle procedure concorsuali ha indebolito il sistema. Quando si permette di costruire delle società - conclude Marigolli - per rilevare la parte buona delle imprese e lasciare i debiti nelle bad company, quando non si trova il modo di garantire i crediti dei fornitori e dei terzisti si mette a rischio l’indotto.»(13 febbraio 2009)Torna indietro

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