mercoledì 23 giugno 2010

La Politica che aiuta le aziende

Cari amici,

da un po' di tempo stiamo portando avanti attraverso incontri istituzionali e fra imprenditori un progetto che ha lo scopo di proteggere e valorizzare la filiera pratese.

Ovviamente questi signori durante le discussioni espongono i loro giusti dubbi affinchè soldi pubblici non vengano buttati via.

Questo è lodevole.

La cosa curiosa è che creano dei consorzi con paroloni accattivanti che dovrebbero accompagnare le aziende verso l'innovazione .

Peccato che accada che le aziende che ti devono aiutare nel cambiamento poi si trovano costrette a chiudere sepolte dai debiti.

Questi debiti come potrete capire dall'articolo che segue saranno pagati dai cittadini.

Mi raccomando vota Antonio !

Debiti per 5 milioni
Così sprofonda il Cii fonte quotidiano.net

Il Consorzio di impresa e innovazione era nato per favorire lo sviluppo delle aziende


Pistoia, 19 giugno 2010 - Avrebbe dovuto «insegnare alle imprese a fare impresa», e invece ha finito per accumulare debiti per milioni di euro. Dopo oltre vent’anni di attività, per Cii, la società pubblico-privata nata con lo scopo di fornire servizi alle aziende della provincia, si sono aperte le procedure per la messa in liquidazione. La massa dei debiti, per un ammontare di circa 5 milioni e mezzo di euro, è in gran parte dovuta agli ingenti prestiti ottenuti dalle banche, con interessi passivi che — si calcola — sfiorano i mille euro il giorno. Le possibilità di vendere il vasto patrimonio immobiliare acquistato in questi anni sembrano essere piuttosto ridotte, e il crocevia che si presenta di fronte alla società è in ogni caso drammatico: ricapitalizzazione o fallimento.





Ma come si è arrivati a una simile situazione? Nominato liquidatore a fine 2009, Antonio Pileggi ha spiegato le ragioni del flop del Centro impresa e innovazione nel corso di una seduta della Commissione consiliare vigilanza e controllo aziende partecipate del Comune di Pistoia. La causa di tutti i mali del Cii sta nell’acquisto, risalente ai primi anni 2000, dell’area ex Sedi di Campotizzoro.



Al posto della grande fabbrica metallurgica della montagna, grazie a finanziamenti della comunità europea, il Cii realizzò una ventina di capannoni artigianali con l’obbligo di rivenderli. Purtroppo senza riuscirci: circa il 40% dei fabbricati sono tuttora vuoti. Sguarnita di infrastrutture, la zona è evidentemente considerata poco attraente per gli imprenditori, specie in un periodo di crisi come quello attuale. Meglio per chi ne è rimasto fuori, visto che i pochi artigiani della zona che hanno accettato la scommessa di investire nell’ex Sedi, si trovano adesso a dover riscuotere forti somme dal Cii. Sempre secondo quanto riferito da Pileggi in Commissione, a pesare sui bilanci della società starebbero vertenze di lavoro per contratti di collaborazione rinnovati per oltre un decennio, e spese tecniche e per consulenze milionarie.







Ci sono tutti gli ingredienti per far divampare una polemica politica furibonda. Oltre a quasi tutte le associazioni di categoria, sono soci del Cii la Provincia di Pistoia (che detiene il 20% delle quote), la Camera di commercio (col 36), e i Comuni di Pistoia, Monsummano Quarrata, Pieve a Nievole, San Marcello e Lamporecchio, con quote marginali. I consiglieri comunali dell’opposizione Alessio Bartolomei e Margherita Semplici gridano allo scandalo, ma voci voci si alzano anche dalla maggioranza, con Andrea Betti, capogruppo dell’Idv che sulla messa in liquidazione del Cii ha già presentato un’interpellanza. «Qual è stato il percorso della società? Quali i motivi della sua liquidazione? E soprattutto, quali impegni sono stati presi per difendere il posto dei (due) dipendenti, vittime innocenti delle scelte colpevoli degli amministratori?», chiede Betti.

s.t.

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