martedì 25 maggio 2010

I salotti cinesi di Forlì dal sito www.beppegrillo.it

"Caro Beppe,
a Forlì ci sono molte aziende che lavorano come contoterzisti nella produzione del mobile imbottito, cioè salotti, e altre che lavorano nello stesso settore, ma anche come progettisiti di linee proprie.
Tutti si sono dovuti scontrare con il fatto che le aziende grosse che vendono prodotto finito e che forniscono lavoro ai contoterzisti (quelli che cuciono, per intendersi) hanno cominciato a servirsi di manodopera cinese che lavora ad un costo pari a poco più di un quinto di quello che costa un dipendente normale e che lavora a dei ritmi disumani.
Dopo la trasmissione Report che ha sollevato il problema in seguito alla denuncia di due imprenditrici forlivesi contoterziste costrette a chiudere perchè nessuno dava loro più lavoro, la situazione in città è rimasta ferma al palo.
Io ho fatto almeno tre interpellanze per sollecitare sedute di consiglio o di commissione aperte al pubblico con la presenza delle imprenditrici, ma il tutto è andato per le lunghe dicendo che avrebbero fatto tavoli tecnici in prefettura assieme ai "capi" della comunità cinese...
Ieri finalmente mi hanno dato una data per la commissione che sarà il 3 giugno.
Nel frattempo ci ha contattato un imprenditore non contoterzista che fa lavoro in proprio, ma che esegue lavoro anche per gli altri e ha denunciato la situazione marcia che ancora sussiste.
Quando gli chiedono di eseguire un lavoro glielo vogliono pagare ad un prezzo che non copre neanche quello di costo e quando lui fa presente il problema tutti dicono: fallo fare ai cinesi così ci guadagni.
Lui si rifiuta e adesso è in crisi enorme, rischia la chiusura. Dal sito della Lista Civica a 5 Stelle Destinazione Forlì è possibile inviare un messaggio ai politici, alle forze di polizia, agli enti, alle associazioni di categoria e ai sindacati per chiedere di affrontare urgentemente il problema." Raffaella Pirini, consigliere comunale 5 Stelle Destinazione Forlì

mercoledì 19 maggio 2010

Made in Italy Legge 55/10 : Accordo con L'Europa

Made in Italy/ Urso: Con accordo su tessile successo per Italia
Sprint finale per arrivare a regolamento su 'made in' entro 2010
postato -31465564 sec fa da APCOM


Roma, 18 mag. (Apcom) - "Il via libera del parlamento europeo al regolamento sul 'made in' per il tessile, ottenuto a larga maggioranza, 528 voti favorevoli è un successo del Sistema Italia". E' quanto afferma Adolfo Urso vice ministro allo Sviluppo economico con delega al Commercio estero, secondo cui "con il voto di oggi, ottenuto grazie all'impegno dell'europarlamentare Lara Comi e del vicepresidente Ue Antonio Tajani, l'obbligo di etichettatura sulle merci in ingresso nell'Unione Europea è sempre più vicino".

"Quello di oggi può essere davvero - conclude Urso - lo sprint finale per arrivare al regolamento sul 'made in' entro l'anno. Un successo della caparbietà italiana, del suo sistema industriale e del suo governo".

martedì 18 maggio 2010

Boicotta Omsa

BUYCOTT prodotti OMSA

>
> aderendo alla richiesta di diffondere l'appello in oggetto
>
> AIUTIAMO le lavoratrici OMSA di FAENZA
>
>
> E' con grande tristezza che vi inoltro questa mail. La stessa cosa è
> successa alle lavoratrici de La Perla, che ora ha trasferito la
> produzione in Cina, della Mandarina Duck, ecc. Anche se il governo parla di
> segni positivi ci sono segnali che evidenziano come quest'anno
> e i prossimi a venire saranno davvero disastrosi per l'Italia.
>
> Amiche e amici,
> vi porto via un po' di tempo raccontandovi quello che sta succedendo in
> questi giorni a Faenza, più o meno nell'indifferenza generale. Lo
> stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non permancanza di
> lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione
> all'estero della produzione per maggiori guadagni.
> Il proprietario dell'OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di
> spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove la
> manodopera, l'energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi.
> Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne non
> più giovanissime, a rimanere senza lavoro.
> Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto
> poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o
> per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti (l'unica
> trsmissione televisiva che ne ha parlato è AnnoZero).
>
> Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell'azienda, al
> freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il
> trasferimento dei macchinari, (tentativo documentato anche da Striscia la
> Notizia sabato scorso).
> Personalmente, trovo allucinante che in Italia non esistano leggi che
> possano proteggere i lavoratori dall'essere trattati come mere fonti di
> reddito da
> lasciare in mezzo a una strada non appena si profili all'orizzonte
> l'eventualità di un guadagno più facile.
>
> Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali con loro,
> boicottando i marchi Philippe Matignon - Sisi - Omsa - Golden
> Lady - Hue Donna - Hue Uomo - Saltallegro - Saltallegro Bebè - Serenella e
> vi sarebbero grate se voleste dare il vostro contributo
> alla campagna, anche solo girando questa mail a quante più persone potete se
> non altro per non alimentare l'indifferenza.
> Le lavoratrici OMSA ringraziano per l'aiuto e il supporto che vorrete dargli
> quali ennesime vittime di una legislazione che protegge
> sempre più gli interessi unicamente lucrativi degli imprenditori che non la
> vita e la condizione lavorativa dei dipendenti!!!

mercoledì 12 maggio 2010

Made in Italy Legge 55/10 approvata in data 8 Aprile 2010

La legge bi-partisan denominata Reguzzoni - Versace è finalmente entrata in vigore con le opportuno modifiche rispetto a come era stata proposte.

Le mie considerazioni da un punto di vista "tessile" e di politica locale dato che questa legge si occupa del mio lavoro e del mio territorio.

Come potete vedere dal file allegato il comma 4 dell'articolo 1 indica che un capo tessile per essere etichettato "made in Italy" deve aver subito 2 delle lavorazioni indicate nel comma 5 nel territorio nazionale.

Queste lavorazioni sono filatura,tessitura,nobilitazione dei tessuti, confezione.
Le altre due lavorazioni devono essere "tracciabili".

Queste regole tendono a favorire due tipologie di aziende:

1) Le aziende che hanno delocalizzato parte della loro produzione
2) Le aziende del distretto parallelo pratese.

Un'azienda che produce filato in Romania e che ha la tessitura in Ucraina puo' prendere il tessuto greggio da lei prodotto farlo tingere e rifinire in Italia (nobilitazione) e confezionarlo in Italia affinchè questo sia riconosciuto Made In Italy.

A Prato invece questa vicenda raggiunge il paradosso. La Lega Nord locale fa della lotta "al cinese" una bandiera per accaparrarsi voti. A livello nazionale invece fa questa legge (Reguzzoni -Lega Nord) che favorisce di fatto il distretto "parallelo pratese".

A Prato esistono due tipi di distretti : quello storico fatto di miriadi di aziende che producono un semiprodotto (tessuto,filato etc) e il distretto italo-cinese che si occupa dei capi di abbigliamento.
Solo in parte questi due distretti vengono a contatto.

Il primo distretto storico ha risentito di tre eventi contemporanei che ne hanno determinato la crisi:

1) La fine dell'accordo Multifibre che nel 2005 faceva cadere il "muro" delle quote d'importazione
2) Il crollo della valuta statunitense che ne ha determinato il crollo degli ordini dall'estero.
3) Minor numero di clienti interessati al prodotto pratese ma di dimensioni sempre piu' grosse . Mi riferisco ad aziende tipo TkMaxx, C&A , Marks & Spencer, Target etc che impongono prezzi sempre piu' bassi contando su un eccesso di offerta del prodotto.

Il distretto "cinese" si è insediato sostituendo il distretto italiano dei "prontisti" di Tavola . Da lì sta diventanto il piu' grosso distretto per l'abbigliamento a livello europeo. Un "made in Italy" a costo cinese dato che queste aziende sfruttano il lavoro illegale e infinito che fornisce il LAOBAN.
A partire da ottobre sfrutteranno anche questo "regalo" che sta offrendo la nuova legge.
Compreranno tessuto greggio, faranno rifinire a Prato e confezioneranno nelle loro aziende.

Rimarrebbe lo spazio per un un tessile di nicchia dove tutte e 4 le lavorazioni indicate sono fatte in Italia. Un marchio che riconoscesse il prodotto veramente italiano...ma questa è un'altra storia


Testo della Legge 55