lunedì 30 marzo 2009

Crisi tessile in Basilicata

Salviamo il tessile su facebook : http://www.facebook.com/group.php?

Settimana cruciale per il futuro del settore tessile nel Sannio. Domani pomeriggio a Napoli il presidente della Provincia di Benevento, Aniello Cimitile, incontrerà l’assessore regionale al Lavoro, Corrado Gabriele, per discutere sulla cassa integrazione per i lavoratori di Airola e San Marco dei Cavoti. Mercoledì 1° aprile a Roma, invece, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, sono stati convocati gli attori e i soggetti istituzionali del comparto tessile della provincia di Benevento per un incontro sul Contratto d’area di Airola sottoscritto nel 1999.

“La Provincia di Benevento - affermato il presidente Cimitile - sostiene con molta convinzione e la più ampia solidarietà la lotta dei lavoratori del comparto tessile sannita per la rilevanza eccezionale del problema sociale che la crisi produttiva attuale innesca nel corpo civile e che peraltro supera anche i confini territoriali amministrativi.

La gravità in cui versa il comparto tessile sannita, in questi mesi, ha mobilitato le Istituzioni locali, la Regione e il Governo centrale per la ricerca di soluzioni strategiche alla caduta delle commesse e per la mobilitazione degli ammortizzatori sociali: la Provincia di Benevento è stata in prima linea in questa vicenda offrendo il proprio contributo di idee istituendo il Tavolo inter-istituzionale.

L’augurio che formuliamo è quello che da questa due giorni di incontri, e cioè dalla sinergia con Regione e Ministero dell’Economia, possano emergere elementi per una visione di prospettiva che consente sia la salvaguardia dei posti di lavoro che lo sviluppo”.

Salviamo il tessile su facebook : http://www.facebook.com/group.php?gid=90584155280

commenti:
Le famose 4000 aziende cinesi che hanno fatto saltare in aria tutto il pronto moda di "TAVOLA" è basato su una grossa percentuale di sfruttamento del lavoro di chi per "fame" è costretto a traferirsi a Prato in cerca di un futuro migliore.

Un cinese arriva illegalmente a Prato e cerca il riscatto come puo' , in molti casi coincide nel farsi sfruttare da un altro cinese e poi si vedrà.

Ma di chi è la colpa del Cinese o di chi permette che questo sistema esista?

La colpa è da ricercare fra chi non ha vigilato e chi ha chiuso un occhio , per certo la Politica Pratese ha grosse colpe.

Non se ne deve fare una lotto razziale ma una lotta per la legalità!
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Post n. 2
Sandra Mazzatosta ha scrittoil 25 marzo 2009 alle 23.43
Io sono una rammendina di rifinizione da 20 anni circa,presumibilmente e auspicacemente in cassa integrazione ,ho lavorato per tutti questi anni al lanificio fedora dopo un 'estenuante e snervante trattativa ci hanno liquidato a questo impietoso destino,ma a parte questo,non credo che dobbiamo dare la colpa ai cinesi,in fondo loro hanno trovato aperte tutte le porte,di questa crisi,che non è esplosa in questi anni,ma il problema nasce da molto piu' lontano.Credo fermamente che parecchie colpe vadano agli industriali pratesi che si sono sempre fatti la guerra tra di loro,a suon di scarsissima produzione,a scapito del prodotto tessile pratese ,che fino a 10/15 anni fa era ancora abbastanza valido.Forse era il caso allora che dovevano mettersi tutti intorno a un tavolino e parlare di tutela del prodotto,magari facendo un consorzio ,come è avvenuto per tutti i prodotti di alto pregio.Invece non hanno voluto tutelare " l'oro di Prato" ma solo i loro portafogli,poi non contenti hanno delocalizzato le loro ditte a destra e a manca,invece di avere il coraggio di investire nel futuro loro in primis e di quello di tante famiglie locali ( che dovevano e devono vivere ora sopravvivere)come poche persone intelligenti e coraggiosi e meritocratici hanno saputo e sanno fare, cosi' su due piedi mi viene in mente un ragazzo che conosco bene si chiama Marco Santi che insieme al gruppo Mazzi delle Nuove Fibre sta mettendoci faccia,soldi,competenza ,coraggio ,ma sopratutto tanta fiducia per migliorare lo stato delle cose,perche' sta facendo acqua da tutte le parti.Poi cerdo che la colpa vada cercata nel mondo politico pratese e regionale che mi sembra molto irreale,proprio come un pinquino su Marte,con tutti i nessi e connessi,poco presenti se non quando erano vicine le elezioni.Questo è il mio pensiero la prospettiva vista da una donna estranea e ignorante,ma che ha dato tanto per la sua ditta e che si è fatta un discreto "culo" ,mi scuso per l'espressione poco aulica ,ma rende di più l'idea.Adesso mi piacerebbe sapere come intendono risolvere il problema,dove andremo (i disoccupati chiaramente) a lavorare ,cosaandremo a fare,ma sopratutto dove andremo a mangiare?????? Secondo me ,un bell'esame di coscienza se lo dovrebbero fare in molti,ma sopratutto vergognarsi di come hanno ridotto Prato,penosi spettatori...E da queste rovine mi auguro che si ritrovi la forza ,la voglia,il coraggio di riemergere,perchè ormai abbiamo toccato il fondo....e mi piacerebbe che nascessero tanti Marco Santi da cui molti dovrebbero prendere esempio....
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Post n. 3
Hai scrittoil 27 marzo 2009 alle 8.21
La mia proposta è quella di creare un sistema in cui tutta la filiera pratese è salvaguardata, le persone di cui parli saranno sicuramente brave persone ma sono state tra coloro che hanno rifinito e lavorato tessuti provenienti da paesi esteri , li hanno rifiniti e venduti come prodotto made in Italy.
Questa cosa è certamente legale ma vorrei farti capire che le tessiture,le filature di cardato sono tutte rimaste fuori da questo meccanismo perverso per cui "bisogna rimanere sul mercato".
Se il mercato è malato bisogna ripartire da zero e permettere alla gente di potersi comprare dei prodotti di qualità che la gente mica è scema !
Se potesse non lo comprerebbe il prodotto cinese, lo vede da 2 km di distanza la differenza: la verità è che non se lo puo' permettere.
Investire sul territorio significa ricreare la comunità senza divisioni tra imprenditori,artigiani e dipendenti perchè mai come ora sono stati nella merda allo stesso modo !
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Post n. 4
Sandra Mazzatosta ha scrittoil 27 marzo 2009 alle 21.39
hai perfettamente ragione ,ma le menti di persone cosi' incapaci di capire che far capitolare il prodotto del tessile completo dal filo alla pezza finita,andrebbero resettate e installate da capo,sopratutto quelle persone che hanno iniziato questo processo di regresso,è chiaro che la gente non si puo' permettere un prodotto qualitativamente migliore rispetto a quello cinese o di altri paesi,ma mi chiedo come mai chi produceva tessuti non si accontentava di guadagnare un po' meno ,ma guadagnare tutti?E la politica perchè è stata a guardare senza muovere boccino,quanti interessi oscuri alle spalle della gente che credeva in un futuro?Probabilmente pero'bisognerebbe prendere esempio da sarkozi che spinge la gente a essere piu' nazionalisti a consumare meno prodotti stranieri e salvaguardare i nostri prodotti di qualita' anche a scapito della globalizzazione,solo cosi'forse arriveremo a meta' dell'opera,l'altra meta' dovremmo essere tutti piu' onesti e umili e fare un grosso lavoro mentale,cosa che vedo molto dura......
Le persone e la persona a cui mi sono ispirata è una persona che sta buttando tantissimi soldi per dei macchinari piu' all'avanguardia,per fare anche dei prodotti alternativi ma sempre di elevata qualita',non so se filera' tutto liscio,ma certamente sta provando a cambiare le cose e sta facendo lavorare gli italiani cosa che in altre rifinizioni non succede perchè molti sono extracomunitari ,insomma roma non si è fatta in un giorno,ma se non si comincia da qualcosa......
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Progetto Sostes- Regione Lombardia

Progetto SOSTES innovazione e sostegno al capitale umano prioritariamente nel settore tessile-abbigliamento


Tipologia di Progetto
Il Progetto avrà per oggetto la realizzazione di iniziative previste dalla Misura D1-D3-D4 del POR 2000-2006 Ob. 3 FSE, della Regione Lombardia per azioni di sostegno ed innovazione per le imprese lombarde, con particolare attenzione alle PMI della filiera del tessile- abbigliamento.

Il Progetto SOSTES è inserito all’interno delle iniziative dell’AdP Competitività Asse 1-Innovazione, che vede la collaborazione di Regione Lombardia, Camere di Commercio lombarde e Unioncamere Lombardia.


Finalità
Il Progetto SOSTES ha la finalità di sostenere con azioni immediate e di veloce applicazione, ma con effetti a lungo termine, lo sviluppo di soluzioni innovative proposte dalle imprese lombarde, attraverso la qualificazione del “fattore umano” inteso come variabile strategica di crescita imprenditoriale e per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali.


Destinatari

- PMI secondo la definizione dell’UE con meno di 250 dipendenti (con particolare riguardo alle imprese della filiera del tessile- abbigliamento)
- Imprese artigiane (con particolare riguardo alle imprese della filiera del tessile - abbigliamento)
- Micro e piccole imprese, secondo la definizione dell’UE con meno di 50 dipendenti ed appartenenti al commercio al dettaglio del tessile-abbigliamento, anche di nuova costituzione
- Operatori del sistema della filiera del tessile - abbigliamento
- Titolari e dipendenti di PMI
Tipologie di Azioni
Il Progetto ha la finalità di integrare organicamente e potenziare le azioni che il sistema regionale attua per il sostegno delle imprese lombarde.

Pertanto le azioni realizzate all’interno del Progetto sono le seguenti:


AZIONI DA INCENTIVARE DIETRO PRESENTAZIONE DI PROGETTI DA PARTE DI OPERATORI TERZI (Azioni di Servizio)

A1: Azioni di supporto per l’innovazione del sistema manifatturiero (con particolare riguardo alle imprese della filiera del tessile-abbigliamento)
A2: Azioni di supporto per l’innovazione del sistema distributivo al dettaglio del settore del tessile-abbigliamento
A3: Azioni di promozione dell’innovazione ed aggregazione imprenditoriale per Operatori di sistema della filiera del tessile-abbigliamento.
AZIONI DA REALIZZARSI A CURA DEL SOGGETTO OPERATIVO

A4: Azioni di Sistema per l’animazione del territorio, l’informazione, l’orientamento, la formazione, l’assistenza e ricerca e studi
A5: Azione di attuazione e gestione del Progetto
A6: Azioni di supporto all’Internazionalizzazione ed Innovazione delle Imprese della filiera del tessile- abbigliamento lombarda.
Tempi di realizzazione
Febbraio – Giugno 2009: realizzazione delle attività progettuali.

Salviamo il Tessile su facebook

Commenti su facebook:

Antonio Gomes ha scritto
alle 2.16 di ieri
Gomes tessuti Srl che ha cambiato ragione sociale nel 2004 in base alla crisi del settore che iniziata di fatto nel 2001, dopo più di un secolo di vendita di tessuti all'ingrosso a Bari.
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Federico Materassi (Italy) ha scritto
alle 21.38 del 26 marzo 2009
si , ma facciamo veloce.................
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Bechi Claudio ha scritto
alle 21.38 del 26 marzo 2009
la moneta cinese deve assolutamente aumentare di valore (non esiste al mondo che una nazione che aumentata il pil del 10% l'anno e la moneta non si apprezzi) questo farebbe aumentare il potere di acquisto della classe media cinese con un aumento dei potenziali consumatori del made in italy.
indagini di mercato per capire che penetrazione di mercato,quali sono le aziende interessate e capire il fabbisogno mondiale del brend che si vuole produrre
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Giovanni Lanza ha scritto
alle 15.01 del 26 marzo 2009
noi non abbiamo il problema della concorrenza cinese ma della crisi economica che pare colpire per primi proprio i lavoratori del tessile.
Avete mai fatto caso che nei servizi televisivi quando si parla di crisi fanno vedere sempre donne che cuciono o che stendono teli al taglio, e quando parlano di ripresa industrie metalmeccaniche? Vorrà dire qualcosa no?
Eppure il tessile dovrebbe essere un vanto per l'Italia molto più di altri settori.
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Il Signa ha scritto
alle 12.38 del 26 marzo 2009
i commenti su questa bacheca verranno pubblicati su www.salviamoiltessile.blogspot.com appena scompaiono da questa prima pagina
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Silvia Dabizzi ha scritto
alle 12.35 del 26 marzo 2009
credo anch'io che l'unica strada percorribile sia la legalità.. se i cinesi sono qui, e hanno letteralmente invaso la nostra città, è perchè hanno fatto comodo a molti... dovremmo prima combattere il lavoro a nero, e i primi a farlo dovrebbero essere gli imprenditori... per ribaltare la situazione ci vuole un gesto eclatante, ci vuole coraggio e la voglia di rimettersi in discussione... e mi pare che agli imprenditori manchi la voglia di rimboccarsi le maniche...
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Alberto Santini ha scritto
alle 1.20 del 26 marzo 2009
Il tessile pratese si salva soltanto se tutti e dico tutti ci si unisce per un interesse comune che non può essere solo profitto ma la ricchezza di un intero distretto l'unico vero distretto in Italia....serve guardarsi dentro e riflettere: se i cinesi sono qui è perchè hanno fatto comodo a qualcuno che già ci lavorava, se sono qui e prolificano è perchè convengono a molte imprese pratesi sopratutto alle più illegali, finchè gli imprenditori, degni di questo nome continueranno a non prendere iniziative dirette tipo denuncie, notifiche, avranno sempre senso e saranno sempre più autorizzati i FURBONI....ma sopratutto se non si fa un patto Prato per Prato di correttezza, rispetto del tessuto sociale di cui Prato è composta e non smettono di preferire l'illegalità alla legaità e legittimità la stragrande maggioranza degli imprenditori pratesi, non si va da nessuna parte e siccome a nessun imprenditore importa " rigiocare 'i cacio vinto.." allora siamo persi
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Paolo Capecchi ha scritto
alle 23.16 del 25 marzo 2009
sto notando quanto agli industriali pratesi se cosi gli vogliamo chiamare , importi di Prato, in questo gruppo non ne individuo alcuno, non ci arrampichiamo sugli specchi dando la colpa ai cinesi nostrali, forse alla Cina si, oppure ai pratesi che sono andati la ad insegnare come fare , poi alle amministrazioni Comunali e Provinciali che sono corse a chiedere aiuto ai cinesi, per non parlare dell'amatissimo dei pratesi MR : MORTADELLA che hanno venduto la nostra anima e dignità......ORAMAI E' TARDIIIIIIIIIII , è inutile chiudere il recinto quando i buoi sono scappati.
IMPARIAMO A SOPRAVVIVERE E DAI CINESI NOSTRALI............
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Parigi Antonella ha scritto
alle 13.07 del 25 marzo 2009
vorrei dire che piu triste di cosi non si puo.e cmq l illegalita dei cinesi è cosi evidente che le istituzioni non gline po frega di meno..annozero!!ma io cero.sono del lanificio fedora ,e mi congratulo con il mio titolare,..bravo si bravo..xlui prato puo affondare.non ha la faccia.anzi MAI AVUTA.ragazzi facciamo una rivolta..i cinesi rompono,eccome se rompono.loro con un pugno di riso passano la girnata ma noi non ci potremmmo mai accontentare.da italiani manteniamo la ns dignita
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Emiliano Citarella (Italy) ha scritto
alle 22.36 del 24 marzo 2009
organizziamoci
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Alessandro Bonacchi Spippolo (Italy) ha scritto
alle 17.12 del 24 marzo 2009
1) controlli nelle aziende che lavorano sottoprezzo grazie allo sfruttamento del lavoro clandestino ed in nero, controlli sui committenti e controlli su sicurezza e lavoro nero a tutte le aziende. Particolare attenzione alle 4000 aziende cinesi o di esse committenti per sanare anni di non controlli degli enti preposti. Solo chi rispetta le regole deve stare sul mercato.
Per il resto condivido.

giovedì 26 marzo 2009

Beneficiari finanziamenti regione toscana

Finanziamenti Regione Toscana, di queste aziende molte sono tessili.
Spero veramente che i soldi dei contribuenti siano spese in maniera adeguata.

dal gruppo "salviamo il tessile" su facebook
Le famose 4000 aziende cinesi che hanno fatto saltare in aria tutto il pronto moda di "TAVOLA" è basato su una grossa percentuale di sfruttamento del lavoro di chi per "fame" è costretto a traferirsi a Prato in cerca di un futuro migliore.

Un cinese arriva illegalmente a Prato e cerca il riscatto come puo' , in molti casi coincide nel farsi sfruttare da un altro cinese e poi si vedrà.

Ma di chi è la colpa del Cinese o di chi permette che questo sistema esista?

La colpa è da ricercare fra chi non ha vigilato e chi ha chiuso un occhio , per certo la Politica Pratese ha grosse colpe.

Non se ne deve fare una lotta razziale ma una lotta per la legalità!


commenti da facebook:
Alberto Santini ha scritto
alle 0.20 di ieri
Il tessile pratese si salva soltanto se tutti e dico tutti ci si unisce per un interesse comune che non può essere solo profitto ma la ricchezza di un intero distretto l'unico vero distretto in Italia....serve guardarsi dentro e riflettere: se i cinesi sono qui è perchè hanno fatto comodo a qualcuno che già ci lavorava, se sono qui e prolificano è perchè convengono a molte imprese pratesi sopratutto alle più illegali, finchè gli imprenditori, degni di questo nome continueranno a non prendere iniziative dirette tipo denuncie, notifiche, avranno sempre senso e saranno sempre più autorizzati i FURBONI....ma sopratutto se non si fa un patto Prato per Prato di correttezza, rispetto del tessuto sociale di cui Prato è composta e non smettono di preferire l'illegalità alla legaità e legittimità la stragrande maggioranza degli imprenditori pratesi, non si va da nessuna parte e siccome a nessun imprenditore importa " rigiocare 'i cacio vinto.." allora siamo persi

Paolo Capecchi ha scritto
alle 22.16 del 25 marzo 2009
sto notando quanto agli industriali pratesi se cosi gli vogliamo chiamare , importi di Prato, in questo gruppo non ne individuo alcuno, non ci arrampichiamo sugli specchi dando la colpa ai cinesi nostrali, forse alla Cina si, oppure ai pratesi che sono andati la ad insegnare come fare , poi alle amministrazioni Comunali e Provinciali che sono corse a chiedere aiuto ai cinesi, per non parlare dell'amatissimo dei pratesi MR : MORTADELLA che hanno venduto la nostra anima e dignità......ORAMAI E' TARDIIIIIIIIIII , è inutile chiudere il recinto quando i buoi sono scappati.
IMPARIAMO A SOPRAVVIVERE E DAI CINESI NOSTRALI............


Parigi Antonella ha scritto
alle 12.07 del 25 marzo 2009
vorrei dire che piu triste di cosi non si puo.e cmq l illegalita dei cinesi è cosi evidente che le istituzioni non gline po frega di meno..annozero!!ma io cero.sono del lanificio fedora ,e mi congratulo con il mio titolare,..bravo si bravo..xlui prato puo affondare.non ha la faccia.anzi MAI AVUTA.ragazzi facciamo una rivolta..i cinesi rompono,eccome se rompono.loro con un pugno di riso passano la girnata ma noi non ci potremmmo mai accontentare.da italiani manteniamo la ns dignita


Emiliano Citarella (Italy) ha scritto
alle 21.36 del 24 marzo 2009
organizziamoci

Alessandro Bonacchi Spippolo (Italy) ha scritto
alle 16.12 del 24 marzo 2009
1) controlli nelle aziende che lavorano sottoprezzo grazie allo sfruttamento del lavoro clandestino ed in nero, controlli sui committenti e controlli su sicurezza e lavoro nero a tutte le aziende. Particolare attenzione alle 4000 aziende cinesi o di esse committenti per sanare anni di non controlli degli enti preposti. Solo chi rispetta le regole deve stare sul mercato.
Per il resto condivido.

notizia del giorno


Dl incentivi/ Via libera a 10 mln per sostegno tessile-calzature
di Apcom
Approvato emendamento relatori in commissioni Camera
Roma, 25 mar. (Apcom) - Arrivano 10 milioni di euro per sostenere il settore tessile e calzaturiero, colpito fortemente dalla crisi economica. Lo stabilisce un emendamento dei relatori al dl incentivi, Marco Milanese ed Enzo Raisi, approvato dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera. "Al fine di assicurare efficace sostegno alle iniziative di rilancio produttivo e di tutela occupazionale - si legge nell'emendamento - per il 2009 una quota non inferiore a 10 milioni di euro delle risorse del Fondo di garanzia è destinato alle imprese operanti nei distretti industriali della concia, del tessile e delle calzature ove vi siano realizzate opere di carattere collettivo per lo smaltimento o il riciclo dei rifiuti o per il riciclo e la depurazione di almeno il 95% delle acque a uso industriale, per il rilascio di garanzie anche attraverso il ricorso ai consorzi di garanzia fidi". La dotazione finanziaria del fondo di garanzia, quindi, viene incrementata di 10 milioni di euro per il 2009.

Localizzare invece di DELOCALIZZARE

E' scandalosa la politica degli ultimi anni che ha incentivato alla delocalizzazione spostando la produzione in grossa parte in Romania.

Chi ha spostato la produzione ha licenziato a Prato creando piano piano un dramma sociale perchè la riconversione è stata pagata dalle persone comuni in maniera molto cara perchè chi viene licenziato ottiene dei contratti di lavoro precario.

Chissà a cosa pensavano i sindacati e i nostri amministratori mentre questo avveniva ?


La risposta è la creazione di luoghi dove il prodotto "fatto a Prato" sia garantito dalla stessa filiera in quanto ogni capo deve avere l'etichetta di tutte le aziende che hanno partecipato al prodotto.



notizie del giorno

Film su crisi tessile con cinese GF
In uscita 'Cenci in Cina' dell'esordiente Marco Limberti
(ANSA) - FIRENZE, 26 MAR - La crisi del tessile a Prato e l'invasione dei cinesi saranno raccontate in un film, 'Cenci in Cina', opera prima di Marco Limberti. In una Prato capitale dell'industria tessile fino a poco tempo fa, ora tutto e' cambiato e i due soci Vittorio Pelagatti (Alessandro Paci) e Armando Giachetti (Francesco Ciampi), proprietari di un'azienda in crisi, devono fare i conti con l'imprenditrice senza scrupoli Li' (Man Lo Zhang, la cinesina del Grande Fratello), per salvarsi dal fallimento


Leandro Gestri ha scritto
alle 11.18 del 24 marzo 2009
Riguardo all'illegalità cinese quella è sotto gli occhi di tutti e gli organi competenti la devono combattere. Sicuramente se su quasi 4000aziende cinesi solo una è iscirtta alla camera di commercio un perchè ci sarà. Se dovessero chiudere le aziende illegali, di quasi 4000 mila ne rimarrebbero ben poche.
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Leandro Gestri ha scritto
alle 11.11 del 24 marzo 2009
Sono ignorante in materia tessile,nonostante son pratese ho lavorato solo 15mesi in qst settore.Il pronto moda era il pane dei pratesi che in cantinetta cucivano e campavano.Ora lo fanno i cinesi e chi lavorava così ora non lo fa più.Però una domanda mi nasce spontanea.Se i cinesi lavorano la maggior parte il pronto moda,come fanno ad essere in crisi lanifici,tintorie o aziende che non fanno parte del pronto moda?Dal mio punto di vista ignorante sembra d aver visto una mancata pubblicità del prodotto Pratese.I nostri prodotti secondo me non sono ben pubblicizzati e ben presentati nonostante l'arte tessile a Prato da secoli.Secondo me va rivalutato il prodotto pratese come unico(perchè così è)pubblicizzandolo non solo in zona ma anche nel mondo,con campagne pubblicitarie,facce famose ecc,anche partendo dalla piccola pubblicità di piccole aziende.Spero che Cenci in Cina sia fatto in modo da rivalutare il tessile a Prato e non un'autocritica del settore
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Propenso Denis ha scritto
alle 9.59 del 24 marzo 2009
IO FACCIO L'ANNODINO E SONO SCONSOLATO!!!!!
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Lanfranco Nosi (Italy) ha scritto
alle 9.33 del 24 marzo 2009
...
Ma non illudiamoci che i problemi possano essere risolti: per questo, parte di quella che è oggi l'industria del tessile potrebbe essere riconvertita - inserendo tutto all'interno di un circuito economico locale basato anche su una moneta locale - per iniziare a soddisfare i bisogni fondamentali della cittadinanza.
Produzione locale per bisogni locali: una vera rivoluzione, visto che oggi il tessile, che ha dato tanto ma che da tempo risucchia anche tantissime risorse, è tutto proiettato "all'esterno" della città, ed inevitabilmente inserito in una competizione persa in partenza sul costo del lavoro.
Questo significa riportare il tutto alle "giuste" dimensioni. Orientare su una produzione di elevata qualità, sulla innovazione di prodotto e sull'incremento del valore aggiunto (che normalmente non coincide con l'aumento della forza lavoro, ma proprio il contrario), e liberare energie per ripensare tutto il sistema economico pratese.
Possiamo ragionarci sopra?
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Lanfranco Nosi (Italy) ha scritto
alle 9.26 del 24 marzo 2009
vogliamo provare a rovesciare l'impostazione, e vedere la crisi di un modello industriale/artigianale, che non poteva durare in eterno, come una grande opportunità di rivederne gli assunti di base?
Perché l'esistenza delle manifatture cinesi non condiziona il comparto tessile in quanto tale, e bisogna farsene una ragione: al contrario, l'esistenza del famoso "distretto parallelo" potrebbe veramente costituire quella "chiusura della filiera" di cui tanti cianciano, salvo poi portare a confezionare abiti, divise e quant'altro in Tunisia o in Romania. E, forse, sarebbe veramente l'ora di parlarne e di confrontarsi anche con i tanti imprenditori cinesi che risiedono sul nostro territorio. Un vero e proprio nuovo "patto"....

Una soluzione per il tessile: Accorciare e proteggere la filiera del distretto

La filiera tessile è molto lunga a PRATO ma cio' non vuol dire che faccia lievitare i costi perchè per lo piu' l'artigiano fa quello che potrebbe fare il dipendente nell'azienda anche se si comporta in maniera piu' elastica ovvero lavorando anche 12 ore nei momenti di maggior lavoro.
Questo ha contribuito affinchè il distretto tessile pratese diventasse un modello di sviluppo di paragone per tutto il mondo.

Oggi abbiamo due problemi che tendono a minare la filiera pratese : il primo è l'importazione di semi -prodotti orientali che tagliano il 90% delle lavorazioni presenti sul distretto il secondo è la crisi dovuta alla diminuzione del potere d'acquisto della gente.

Per contravvenire all'aumento spropositato dei prezzi di produzione a causa dei moltiplicatori che usano grossisti o Grande distribuzione Organizzata si devono creare degli empori dove vengano venduti al pubblico o ai privati i prodotti garantiti (fatti a Prato) dove vengano riportati i nomi dei vari lavoranti sistema che autogarantirebbe dai "furbetti del distretto".

Per quanto riguarda il secondo problema, cioè il potere d'acquisto, basterebbe che la gente e le aziende si associassero al circuito Arcipelago Scec per avere un vantaggio d'acquisto dal 10% al 30%
Questi alcuni commenti su facebook.

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Orazio Fergnani (Italy) ha scritto
alle 1.51 del 24 marzo 2009

Caro "il Signa" confratello SCECchista,
sono e sarò con te fino alla morte.
Ma penso proprio che se non prendiamo il Potere prima...... saremo e sarete costretti a morire prima del tempo.
Come anche tu hai ben capito gli Sgovernanti non hanno intenzione di muovere un dito.
Quindi dobbiamo inventarci la soluzione da soli.
Mi sovviene un simpatico film in cui Totò e Peppino facevano i magliari in Germania, un pò quello che fanno ora i Cinesi a Prato, ma ancora più ridotto all'osso.
Ricominciamo a fare i magliari anche noi. Combattiamo i Cinesi sullo stesso piano, se lo hanno fatto i nostri padri lo possiamo fare anche noi.
Vendita diretta dalla fabbrica al consumatore senza nessun passaggio intermedio.
Vedrai che la vendita ricomincia!
Se vuoi mi candido come magliaro per la mia zona e mi impegno a venderti del prodotto se me lo consegni in conto vendita sulla parola di SCECchista!!
La moneta siamo noi intendimi!!!

Viva la rivoluzione!!!

Veientefurente alias Orazio Fergnani.


Ginevra Simoni (Italy) ha scritto
alle 17.30 del 23 marzo 2009
Non sono del ramo, ma perchè non puntare anche sul riciclo del materiale tessile e reimpiego in altri settori (tipo quello dell'edilizia o del design)?

Simone Malanima ha scritto
alle 17.19 del 23 marzo 2009
sono con te...

notizia del giorno


Dl incentivi/ Precari,Borsa e tessile,le modifiche in commissione
di Apcom
Per l'approdo in Aula il testo potrebbe restare come è adesso
Roma, 25 mar. (Apcom) - Dal 'pacchetto precari' alle nuove norme anti-scalata per le società quotate, dagli aiuti al settore moda ai vincoli anti-delocalizzazione per le imprese che beneficiano degli incentivi. Sono queste le principali modifiche al dl incentivi approvate finora dalle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera nell'esame del provvedimento, arrivato ormai alle battute finali. Dopo lo strappo leghista sul Patto di stabilità interno, i lavori sono in una fase di stallo e le votazioni dovrebbero riprendere domani pomeriggio, probabilmente soltanto per votare il mandato al relatore per l'approdo in Aula (previsto lunedì 30). Non si esclude, tuttavia, che le commissioni possano decidere di non riunirsi più e rinviare tutto all'esame dell'Assemblea: anche in questo caso, quindi, il testo del provvedimento resterebbe quello approvato finora. Queste le principali modifiche al decreto varate nelle votazioni nelle due commissioni di Montecitorio. PACCHETTO PRECARI: nuove forme di sostegno per i precari che perdono il lavoro durante la recessione. Le misure prevedono, in particolare, il raddoppio al 20% dell'indennità 'una tantum' stabilita per i lavoratori a progetto. NO A DELOCALIZZAZIONI: gli incentivi per l'acquisto di auto, moto, mobili ed elettrodomestici si applicano per le aziende che si impegnano a non delocalizzare la produzione, ma l'efficacia della norma è subordinata all'autorizzazione dell'Ue. Il governo dovrà poi firmare dei protocolli con le aziende della filiera per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali. CDP A SOSTEGNO PMI: la Cassa depositi e prestiti potrà intervenire a sostegno delle piccole e medie imprese - concedendo finanziamenti, rilasciando garanzie e assumendo capitale di rischio o debito - per aiutarle a contrastare la crisi economica. AIUTI ALLA MODA: arrivano 10 milioni di euro per il rilancio produttivo e la tutela occupazionale del settore moda. Viene ampliata infatti la dotazione del Fondo di garanzia per le imprese operanti nei distretti industriali della concia, del tessile e delle calzature. OPA TOTALITARIA: l'obbligo di Opa per chi detiene una partecipazione superiore al 30%, "senza disporre della maggioranza dei diritti di voto nell'assemblea ordinaria", scatterà con acquisti superiori al 5% in un anno. Al momento, invece, si possono acquistare ogni anno quote al massimo del 3% senza l'obbligo di lanciare l'Opa. PARTECIPAZIONI RILEVANTI: la Consob potrà fissare "per un periodo limitato di tempo" soglie inferiori al 2% per l'obbligo di comunicazione di partecipazioni rilevanti al mercato. BUY-BACK: per le società quotate il tetto per l'acquisto di azioni proprie salirà dal 10 al 20%. (segue)

mercoledì 25 marzo 2009

TESSILE,AMBIENTE E CARDATO

LA fibra riciciclata viene già prodotta a Prato ed è quella che producono le sfilacciature Pratesi.

Dai cenci si passa alla fibra e poi al filato cardato , il tessuto e i vestiti che tutti si mettono addosso.

Mai a nessuno che sia venuto in mente di considerare che il mancato conferimento negli inceneritori dei cenci è un guadagno per la comunità a Montemurlo (fonte assessore Ganugi) 130euro/tonn.

Anzi la Asm portando il cassonetto personalizzato disincentiva la raccolta indifferenziata perchè per la classica indolenza italiana si tende a buttare tutto dentro.

La mia azienda differenziando i rifiuti ha risparmiato 360 euro e tutte le aziende dovrebbero saperlo .

La fibra ecologica già la produciamo inoltre so che viene prodotta fibra dalle bottiglie di plastica riciclate.
Trattandosi di polimeri solo ditte come Montefibre o Gruppo Radici (di Pistoia) possono darci delle informazioni in merito chiedero' ...

notizia del giorno:

TESSILE: 50 AZIENDE PRATESI INSIEME PER CHIEDERE GARANZIE A ITTIERRE

(ASCA) - Prato, 24 mar - Le aziende pratesi che hanno o hanno avuto rapporti commerciali con la Ittierre hanno deciso di ''attivarsi in modo unitario presso gli organi dell'amministrazione straordinaria'' dello stesso gruppo Ittierre per ''ottenere adeguate garanzie bancarie o assicurative per i crediti legati alle forniture''.

Lo rende noto l'Unione industriale pratese, al termine della riunione tecnica che si e' tenuta oggi.

Le aziende (circa 50) hanno delegato, a tale scopo, l'avvocato Alessandro Traversi.

''Le aziende hanno chiesto all'Unione industriale pratese di coordinare sul piano tecnico questa iniziativa - ha spiegato il direttore dell'associazione Marcello Gozzi -. Ci siamo quindi resi disponibili a supportarle per gli aspetti organizzativi, senza ovviamente alcun intento di influenzare le decisioni che verranno assunte dal gruppo e dalle singole imprese: continuare o no a rifornire Ittierre, e con quali condizioni e garanzie, sara' una scelta esclusivamente aziendale. Questa iniziativa e' certamente inconsueta per le aziende pratesi: un ulteriore segnale, se ce ne fosse bisogno, di quanto la crisi in atto stia rimescolando le carte e imponendo comportamenti nuovi ed ispirati alla massima cautela''.

afe/mcc/ss

martedì 24 marzo 2009

Salviamo il tessile?

Sono un imprenditore tessile pratese dal 1990 e mio padre ha fondato l'azienda nel 1978.
Quello che sospettavo ha trovato conferma sia in trasmissioni televisive "vere" come ANNOZERO oppure REPORT sia parlando con altri imprenditori.
I problemi del tessile sarebbe risolvibili in tre mosse :
1) controlli nelle 4.000 aziende cinesi che sono a buon prezzo grazie alllo sfruttamento del lavoro clandestino
2)salvaguardare la filiera (dalla fibra al prodotto finito il "fatto a prato" deve essere prodotto in loco"
3)creare degli empori per la vendita diretta del nostro prodotto accorciando la filiera che fa lievitare il prezzo del prodotto di qualità

Un ulteriore aiuto si puo' avere partecipando ad Arcipelago Scec (al quale io partecipo) che aiuta attraverso i buoni locali l'acquisto di prodotti di qualità.

Se speriamo che i politici ci diano una mano possiamo dichiarare "fallito" il distretto pratese , lo potete capire se avete visto la trasmissione di Santoro dove da una parte e dall'altra non capiscono niente (volevo dire un'altra cosa!)e si danno tutti contro senza capire quello che loro stessi hanno fatto e cercano continuamente di scaricare la loro responsabilità.

Che paese è quello in cui i sindacati non difendono i diritti dei lavoratori? Che paese è quello dove le associazioni di categorie (confartigianato,Confesercenti,etc) difendono il loro stipendio e non coloro che rappresentano

lunedì 23 marzo 2009

Gruppo di facebook sul Tessile

Ho creato un gruppo di discussione su facebook "Salviamo il tessile" tutti colore che ancora credono al tessile.

CLICCA QUI SU FACEBOOK

mercoledì 11 marzo 2009

TESSILE: NEL 2008 -12,3% EXPORT PER PRATO, CRESCE SOLO MERCATO CINESE

(ASCA) - Firenze, 10 mar - Crolla l'export del tessile pratese nell'ultimo trimestre del 2008, con difficolta' su tutti i mercati tranne che su quello cinese, che continua ad aumentare.

E' quanto emerge da una ricerca dell'Unione industriale pratese, che ha elaborato i dati Istat sulle esportazioni.

L'export manifatturiero pratese ha perso il 10,9% nell'ultimo trimestre del 2008, dato che si va a sommare a una serie di risultati trimestrali negativi. Sul totale dell'anno la contrazione e' del 6,9%.

In particolare l'industria tessile pratese registra nel 2008 sul 2007 una contrazione dell'export pari al 12,3%.

Diminuiscono le esportazioni di tessuti trama-ordito (-14,4%) di filati (-12,3%), e altri tipi di tessuti (-11,4%); mentre rimane stabile nel 2008 l'andamento delle vendite all'estero dei tessuti a maglia (+0,9%). Il comparto ha sofferto in tutti i mercati anche se, penalizzate dal cambio sfavorevole e dall'andamento dell'economia, sono risultate peggiori le performances dei mercati statunitense (-22,3%) e giapponese (-21,2%). Continua la penetrazione dei prodotti pratesi nel mercato cinese (+8,1%), e dal 2008 la Cina, come cliente del distretto tessile, rappresenta il 3,2% del totale dell'export, una 'fetta' superiore, per esempio, a Usa e Giappone.

''Questi risultati complessivi dell'export tessile e meccanico pratese non possono sorprendere'' commenta Raffaella Pinori, vicepresidente dell'Unione industriale pratese, rilevando pero' che ''pur con enormi difficolta' tante imprese ce la stanno mettendo davvero tutta e dimostrano di saper nuotare contrastando la corrente. Occorre che a queste imprese non manchino sostegni a livello locale, regionale, nazionale ed europeo''.

afe/mcc/rob

lunedì 9 marzo 2009

Maxi Sciarpa contro la Crisi nel tessile

Carpi: una maxisciarpa contro il ''grande freddo'' del tessile
Inserito il 09-03-2009 ~ 16:15 da Red


Bassa modenese - Istituzioni locali, associazioni imprenditoriali industriali e artigiane e organizzazioni sindacali confederali propongono per sabato 14 marzo alle ore 10 in piazza Martiri a Carpi l’iniziativa Un Futuro alla Moda, durante la quale verrà srotolata una maxisciarpa (cinquanta metri di lunghezza per uno di altezza) che diventerà il simbolo delle rivendicazioni del sistema tessile-abbigliamento-calzaturiero di Carpi e di tutta la regione.



“In considerazione delle crescenti difficoltà del comparto moda italiano, che a tutt’oggi non hanno trovato risposte nei provvedimenti del recente ‘decreto anticrisi’, del Governo – spiegano i promotori - abbiamo deciso di organizzare questa iniziativa per sostenere e rilanciare un settore manifatturiero tra i principali della regione sia in termini occupazionali che di saldo attivo import-export.
Ci poniamo l’obiettivo, sulla base dei contenuti del Protocollo d’intesa sulla politica industriale per il settore tessile-abbigliamento-calzature italiano firmato il 15 dicembre 2008 e presentato al Governo, di ottenere concrete risposte in materia di ammortizzatori sociali, accesso al credito, sostegno al reddito e a consumi”.

La mobilitazione del distretto di Carpi e dell’intero Sistema moda regionale segue altre iniziative simili che si sono svolte nei giorni scorsi a Biella e a Prato, e a cui hanno partecipato tra l’altro anche rappresentanze delle istituzioni locali. Sabato 14 marzo verrà distribuita una cartolina (stampata in 30mila copie) che riporta un testo con il quale si ricorda al Presidente del Consiglio Berlusconi l’impegno a proteggere questo settore così importante per la nostra economia. E quale strumento di protezione migliore contro il freddo e le malattie di una grande sciarpa realizzata per l’occasione da imprese locali e che farà bella mostra di sé sabato 14 in Piazza Martiri, dove si potranno firmare anche le cartoline da inviare poi a Palazzo Chigi (in caso di maltempo la manifestazione si terrà nella Sala delle Vedute di Palazzo dei Pio). Nel corso dell’iniziativa è previsto l’intervento del Presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, del Sindaco di Carpi Enrico Campedelli, del Presidente della Provincia Emilio Sabattini e dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali di categoria e delle associazioni imprenditoriali industriali e artigiane. Sono ovviamente invitati alla manifestazione imprese, lavoratori, istituzioni, forze politiche.

lunedì 2 marzo 2009

Il Papa interviene sulla crisi del tessile a Prato

Crisi, il Papa interviene sul caso di Prato

Il Papa durante l'AngelusBENEDETTO XVI esorta la politica a tutelare il lavoro e cita Prato tra le «situazioni difficili». Il sindaco pratese Marco Romagnoli prontamente ringrazia giudicando «un segno di speranza» le parole pronunciate dal Papa durante l´Angelus. «L´alta tribuna da cui è sgorgato l´appello - dice Romagnoli - dimostrano che le ragioni espresse dall´intera città nel corteo di sabato sono giuste. Non chiediamo assistenza, chiediamo che il messaggio lanciato da Prato trovi ascolto come ha trovato ascolto nelle parole del Papa. Prato ha bisogno di attenzione». Da Abu Dhabi, dove si trova in missione, anche il presidente del governo toscano Claudio Martini, saluta con favore quanto detto dal Pontefice: «Ogni segnale di attenzione è positivo». Ma il capo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri parla di Prato in ben altri termini: chiede l´espulsione immediata di tutti i cinesi clandestini.

Una richiesta formale, annunciata con una nota arrivata poco dopo le parole del Papa: «Liberare Prato - scrive l´esponente di An - chiedo al governo e direttamente ai ministri Sacconi e Maroni un intervento straordinario, impiegando forze ingenti, per espellere le migliaia di cinesi clandestini giunti nella città toscana e per chiudere le attività illegali svolte dai cinesi nel tessile. Schiavismo, evasione fiscale e contributiva, violazioni di ogni tipo avvengono alla luce del sole sfidando lo Stato e la legalità», scrive Gasparri dopo la manifestazione pratese contro la crisi del tessile che ha coinvolto imprenditori, dipendenti, istituzioni e sindacati.

«La manifestazione di ieri deve trovare risposta - insiste Gasparri - lo Stato vada a Prato in forze e tuteli quanti, italiani o stranieri, rispettano le leggi e i principi sociali e cancelli tutto il resto. Serve, subito, un´azione straordinaria e determinata».